ENCOUNTER WITH SILVIA CALDERONI (ITA)

ACID HAUSER

La migliore giovane attrice italiana si confessa per Max subito dopo la prima mondiale de “La Leggenda di Kaspar Hauser” il nuovo film del cineasta indipendente italiano Davide Manuli, con Vincent Gallo, Fabrizio Gifuni, Claudia Gerini e Lisa Sednaoui.

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Meno sette gradi in pieno giorno, un’aria polare che ti prende a ceffoni appena esci dalla macchina, mi guardo intorno e noto subito che le piste ciclabili sono piene, non c’é alcun dubbio siamo in Olanda. A Rotterdam per essere precisi, in occasione del Film Festival internazionale più folle del mondo, dedicato “per statuto” al cinema più sperimentale e spiazzante del globo.

Fra gli obbiettivi della giornata godersi la prima mondiale del nuovo lavoro del nostro Davide Manuli, “La leggenda di Kaspar Hauser” e fare due chiacchere con “Kaspar” in persona, a.k.a. Silvia Calderoni, la giovane attrice italiana più interessante del momento. A completare il cast, una compagine superbamente in equilibrio tra coolness e impegno: Vincent Gallo, Fabrizio Gifuni, Claudia Gerini ed Elisa Sednaoui.

Appena entro nella location dove verrà proiettato Kaspar, mi assale subito un’altra piacevole mitragliata di pura “olandesità”. L’ambiente é un grande, ampio e modernissimo open-space dentro al quale entra una luce accecante. Non esistono muri a Rotterdam, più tardi con Silvia la chiameremo “la città senza mattoni”. Decine di persone, sedute un po’ ovunque, chiaccherano con pacato entusiasmo, il sottofondo é un impercepibile brusìo che verrà rotto soltanto più tardi dalla verve nostrana di Manuli, invitato speciale per il Critic’s Talk odierno.

In sala, fedele come sono alla teoria dei Dreamers di Bertolucci, mi dirigo deciso verso le primissime file, “le immagini una volta che raggiungono il fondo della sala sono già vecchie, troppi occhi le hanno già consumate”.

Ma proprio mentre si consumava questo sterile atto di esibizionismo cynephile ecco entrare qualcuno più radicale di me, é proprio lei Silvia “Kaspar” Calderoni, che dinoccolata si dirige proprio verso il posto davanti al mio. Non c’é che dire un punto di vista doppiamente privilegiato.

Ecco “La Leggenda” che parte ed é subito Vincent Gallo in versione “pusher” che dialoga con forze occulte attraverso una danza enigmatica articolata sui beats elettro di Vitalic; forze misteriose raffigurate in questo caso da candidi UFO minimali pronti ad atterrare sul deserto della Sardegna occidentale.

Non faccio a tempo ad abbadonarmi al magical mistery trip manuliano che di fronte a me si consuma la prima vera scena di cinema 3D a cui abbia mai assistito. Altro che Avatar. Appena sullo schermo appare Kaspar in primo piano, Silvia, che come dicevamo prima, si frappone fra me e lui/lei, fa di tutto per coprirsi gli occhi, lasciando che l’immagine filtri solo da uno spiraglio aperto fra le sue dita. Le due Silvie mi regalano così uno dei momenti più forti mai provati nel buio di una sala, ancor più forte se ripenso alla frase che la “Silvia vivente” mi dice all’uscita della sala subito dopo la proiezione: “ho avuto la sensazione di assistere alla performance di un morto, quella persona é morta, non c’è più”.

Sul film di Manuli ci sarebbe moltissimo o nulla da dire, l’immensità dei suoi spazi direttamente proporzionale alla prova dei suoi attori principali (Calderoni, Gallo e Gifuni su tutti), l’atmosfera straniante e assurda che riesce a creare e in maniera costantemente (in)credibile, la messa in scena della cultura rave nella sua accezione più catartica, talmente tanto da scrivere che preferiamo lasciarlo ad altri, concentrandoci qui, sulla chiaccherata che di lì a poco ebbi con Silvia Calderoni.
Premio Ubu (massimo riconoscimento teatrale italiano) come migliore attrice under 30, leader della compagnia dei Motus (collettivo che da anni gira il mondo selezionato dalle più
importanti rassegne internazionali), DJ e performer, le porto il caffè al tavolo e iniziamo…

Allora Silvia com’è vedersi sul grande schermo per la prima volta?

E’ forte e inedita per me come emozione, sei lì, ti siedi, ti guardi e non puoi più fare nulla, ti devi abbandonare alla visione. Mi sono vista e non mi sono detestata che è già qualcosa (ride). (subito dopo la fine della proiezione Silvia, che ha visto il film una fila sotto di me mi dice questa frase bellissima “che impressione, ero io ma non sono io, non ci sono io lì e ora non c’è più nemmeno lui (Kaspar Hauser). Mi è sembrato di assistere alla performance di una persona che ormai è morta, mi sembra impossibile che ho fatto tutte quelle cose).
L’unico aspetto negativo è che d’ora in poi non guarderò più un film con gli occhi dell’innocenza. La mia ignoranza rispetto al meccanismo mi permetteva di fruire quella cosa e crederci. Io vado al cinema e ci credo però adesso ho paura di aver perso la possibilità di godere di quella magia.
Io vengo dal teatro e quando vado a teatro è raro che riesco a godermi quello che vedo, il mio sguardo è “tecnico” ,  sono attenta a luci, attori, movimenti di scena, so che il più delle volte, se c’è un oggetto posizionato sul palco,  lo spettacolo non può finire finchè quell’oggetto non verrà utilizzato, soprattutto se sono un paio di scarpe!…capisci? come ca**o fai a goderti qualcosa!? (ride).